LE QUATTRO PIAGHE. ALLE FONTI DELLA DEPRESSIONE

LE QUATTRO PIAGHE
ALLE FONTI DELLA DEPRESSIONE:









il pensiero ebraico
«La mistica ebraica [è] incentrata sull’idea di un nulla nell’intimo di ogni essere»
Paolo Zellini, in “La mistica della fisica”, Repubblica 30.8.15, qui
«sicuramente c’è una grande affinità tra il pensiero di H. e il pensiero ebraico: penso al concetto del Nulla»
Donatella Di Cesare nelle conclusioni del dibattito con Diego Fusaro tenutosi a Civitanoma Marche il 1 agosto, il video disponibile qui

«l’idea di una uguaglianza tra gli uomini è un mito astratto»
il rabbino Della Rocca nell’articolo di Stefano Jesurun su Corriere del 1.9.15, qui
«Ayin (in ebraico: אַיִן‎?, trad. "nulla", correlato a Ain- "non") è un importante concetto della Cabala e della filosofia chassidica: dalla prospettiva Divina, la Creazione avviene "Ayin me-Yesh" ("Nulla dall'Essere"), poiché solo Dio possiede esistenza assoluta; la Creazione è dipendente dal flusso continuo della vitalità Divina, senza la quale ritornerebbe nel Nulla».

nell'immagine: Marc Chagall, Mosè, 1956 – Disegno per l’edizione Verve della Bibbia (nn. 33-34)



















Bibbia, Genesi 4:
Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo». Caino disse al fratello Abele: «Andiamo in campagna!». Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?». Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono! Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere». Ma il Signore gli disse: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato. Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden.

Bibbia, Genesi 22:
Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt'e due insieme. Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutt'e due insieme; così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio». Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. Abramo chiamò quel luogo: «Il Signore provvede», perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore provvede». Poi l'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
nelle immagini: Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1490 circa - Venezia 1576)
a sinistra: Caino uccide Abele, Olio su tela, 298x282 cm
a destra: Sacrificio di Isacco, Olio su tela, 328x284,5 cm
1542-1544, Chiesa di Santa Maria della Salute (sagrestia), Venezia
Nella cultura greca, dalla problematizzazione inaugurata da Platone e Aristotele fino alle riflessioni radicali del cinismo e dello stoicismo, l’animale è ciò che interroga l’uomo, come dire, dall’interno, producendo cioè una frattura radicale nel vivo di ogni concezione antropocentrica che si pretenda pura o altra rispetto alla dimensione animale.  
Platone parla a più riprese di questo tema in molti dei suoi dialoghi, soprattutto nel “Fedro”, nella “Repubblica” e nel “Timeo”; l’anima è il principio vitale  ed eterno che esiste in ogni creatura e come tale è soggetta, riprendendo un tema molto caro già ai pitagorici, alla metempsicosi, la “trasmigrazione” da un corpo ad un altro corpo, per Platone l’anima umana è composta di tre parti: un’anima razionale, una irascibile ed una concupiscibile.
«Non avremo torto, dunque, continuai, a giudicare che si tratti di due elementi tra loro diversi: l’uno, quello con cui l’anima ragiona, lo chiameremo il suo elemento razionale; l’altro, quello che le fa provare amore, fame, sete e che ne eccita gli altri appetiti, irrazionale e appetitivo [concupiscibile], compagno di soddisfazioni e piaceri materiali...
nell’anima un terzo elemento è l’animoso [irascibile]
. Sí, per Zeus!, risposi, hai detto bene. E il fenomeno che citi si potrebbe constatare anche nelle bestie»
Platone, Repubblica, 438 d, 441

Nell’Etica Eudemia di Aristotele leggiamo che l’uomo è un animale non solo politico (politikòn), ma anche domestico (oikonomikòn), e propriamente non è un solitario, piuttosto è un animale comunitario (koinonikòn), che costituisce comunità e giustizia anche in assenza della polis
Nella Politica (libro A) l’uomo è detto zòon lògon èchon (animale avente il logos – deriva dal verbo leghein, legare, poi traslato in dire e pensare), ed evidentemente qui il logos riferito all’uomo è la parola. 












la dottrina cattolica
Estratti dal Catechismo della Chiesa Cattolica (dal capitolo 1, sezione seconda, articolo 1, paragrafo 7), nella sua stesura contemporanea approvato in prima stesura da papa Giovanni Paolo II con la costituzione apostolica Fidei Depositum (11 ottobre 1992) e in forma definitiva il 15 agosto 1997):
«402 Tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo. San Paolo lo afferma: «Per la disobbedienza di uno solo, tutti sono stati costituiti peccatori» (Rm 5,19); «Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato...» (Rm 5,12) [...] per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna Rm 5,18)
403 l'immensa miseria che opprime gli uomini, la loro inclinazione al male e l'ineluttabilità della morte non si possono comprendere senza il loro legame con la colpa di Adamo e prescindendo dal fatto che egli ci ha trasmesso un peccato dal quale tutti nasciamo contaminati e che è «morte dell'anima».
404 Tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo [...] la trasmissione del peccato originale è un mistero che non possiamo comprendere appieno.
407 Il peccato originale comporta «la schiavitù sotto il dominio di colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo». Ignorare che l'uomo ha una natura ferita, incline al male, è causa di gravi errori nel campo dell'educazione, della politica, dell'azione sociale e dei costumi.
418 In conseguenza del peccato originale, la natura umana è indebolita nelle sue forze, sottoposta all'ignoranza, alla sofferenza, al potere della morte, e inclinata al peccato (inclinazione che è chiamata «concupiscenza»).
il testo intergrale ufficiale qui. Nell'immagine, Masaccio, la cacciata dal Paradiso, 1424-1425, Cappella Brancacci, Chiesa di Santa Maria del Carmine, Firenze.










Immanuel Kant
da La religione entro i limiti della sola ragione, cap. I, Parte II:
«La frase: l’uomo è cattivo, non può, dopo ciò che precede, voler dire altra cosa che questo: l’uomo è consapevole della legge morale, ed ha tuttavia adottato per massima di allontanarsi (occasionalmente) da questa legge. La frase: l’uomo è cattivo per natura significa solo che tale qualità viene riferita all’uomo, considerato nella sua specie: non nel senso che la cattiveria possa essere dedotta dal concetto della specie umana (dal concetto d’uomo in generale, poiché allora sarebbe necessaria); ma nel senso che, secondo quel che di lui si sa per esperienza, l’uomo non può essere giudicato diversamente, o, in altre parole, che si può presupporre la tendenza al male come soggettivamente necessaria in ogni uomo, anche nel migliore. Ora, questa tendenza bisogna considerarla essa stessa come moralmente cattiva, e perciò non come una disposizione naturale, ma come qualche cosa che possa essere imputato all’uomo, e bisogna quindi che essa consista in massime dell’arbitrio contrarie alla legge. Ma, d’altronde, queste massime, in ragione appunto della libertà, bisogna che siano ritenute in se stesse contingenti, cosa che, a sua volta, non può accordarsi con l’universalità di questo male se il fondamento supremo soggettivo di tutte le massime non è, in un modo qualsiasi, connaturato con la stessa umanità e quasi radicato in essa. Ammesso tutto ciò, potremo allora chiamare questa tendenza una tendenza naturale al male, e, poiché bisogna pur sempre che essa sia colpevole per se stessa, potremo chiamarla un male radicale, innato nella natura umana (pur essendo, ciò non di meno, prodotto a noi da noi stessi).
Che una tale tendenza depravata sia di necessità radicata nell’uomo, possiamo risparmiarci di dimostrarlo formalmente, data la quantità di esempi palpitanti che, nei fatti degli uomini, l’esperienza ci pone sotto gli occhi».
(I. Kant, La religione entro i limiti della sola ragione, Laterza, Bari, 1980, pagg. 32-34)
«con un legno così storto com’è quello di cui è fatto l’uomo, non può venir costruito nulla di interamente diritto»
I. Kant , Che cos’è l’Illuminismo (1784), Eds, Pisa 2013; Id., cfr anche Scritti politici e di filosofia della storia e del diritto, a cura di N. Bobbio, L. Firpo, V. Mathieu, Utet, Torino 1965.









Sigmund Freud in Tre saggi sulla sessualità (1905), dalla Conclusione:
«L'esperienza, inoltre, ha mostrato che le influenze esterne della seduzione possono provocare delle interruzioni del periodo di latenza, e persino la sua cessazione, e che a questo riguardo l'istinto sessuale dei bambini è in realtà polimorfamente perverso»
 















Franz Kafka, il Processo (19164-1917, pubblicato da Max Brod nel 1925, l’anno successivo alla morte dell’Autore)
Un estratto dal capitolo conclusivo, l’epilogo:
«Dov’era il giudice che non aveva mai visto? Dov’era l’alto tribunale fino al quale non era mai arrivato? Alzò le mani allargando tutte le dita.
Ma alla gola di K. si strinsero le mani di uno degli individui, mentre l’altro gli infilava il coltello nel cuore rigirandolo poi due volte. Con gli occhi che si spegnevano K. vide ancora come gli uomini, vicini al suo viso, poggiati guancia a guancia, osservavano la conclusione. “Come un cane!”, disse, era come se la vergogna gli dovesse sopravvivere».
Trad. it. di G. Landolfi Petrone e M. Martorelli, in F. Kafka, Tutti i romanzi, i racconti, pensieri e aforismi, Newton Compton editori, Roma, quinta edizione luglio 2013, pp.290-292.
nell'immagine: la copertina della prima edizione  (1925) di "Der Prozess".











Martin Heidegger
Nel più intimo dell'uomo c’è il nulla, come «fondo abissale», Ab-Grund costitutivo dell’essere dell’esistenza inautentica, cui unica fuoruscita sarebbe l’Eroe nazista che sa scegliere l’anticipazione di «essere per la morte»
cfr M. Heidegger, Essere e tempo  (1927), Longanesi, Milano 2005.  
«L’uomo è piuttosto “gettato” dall’essere stesso nella verità dell’essere»
M. Heidegger, Lettera sull’umanismo, a cura di F. Volpi, Adelphi edizioni, Milano 1995

Per Heidegger il fondamento è l’Esserci, che è la condizione di possibilità di darsi del mondo. Ma questo Esserci che è Grund  è Abgrund, cioè non fondato, perché l’Esserci, in quanto esistenza gettata nel mondo, è libertà che tutto fonda, che a sua volta però non fonda se stessa.
Fornero Tassinari, Le filosofie del Novecento, 739-767.


«E che cos'è mai l'estensione temporale di una vita umana nel giro di tempo di milioni di anni? Appena uno spostamento della lancetta dei secondi, un breve respiro. Non sussiste alcun motivo perché, per entro all'essente nella sua totalità, si debba porre in primo piano quell'essente chiamato uomo, alla cui specie noi stessi per caso apparteniamo».
M. Heidegger, Introduzione alla metafisica, Mursia, Milano, 1990, pagg. 13-16





 
Eugenio Scalfari, Repubblica il 23 ottobre 2005
«la bontà dei bambini non esiste. La predominante necessità d'ogni bambino è quella di conquistare il suo territorio [...]. Togliendolo agli altri. Vincendo sugli altri. Sottomettendo gli altri. Questo è l'istinto primordiale, innato, esclusivo».
Eugenio Scalfari, Repubblica il 23 ottobre 2005 (disponibile integralmente qui)




All'età di 44 anni la carriera di Jackson Pollock (Cody, 28 gennaio 1912 – Long Island, 11 agosto 1956) fu improvvisamente e tragicamente interrotta l'11 agosto 1956, quando perse la vita in un incidente stradale avvenuto a meno di un miglio di distanza dalla sua casa di Springs. Con lui viaggiavano due donne: la sua amante Ruth Kligman, sopravvissuta, e la di lei amica Edith Metzger, deceduta.
«mi sono svegliata,
e sto soffrendo...»
















Sussurri e grida (titolo originale: Viskningar och rop) è un film del 1972 scritto e diretto da Ingmar Bergman, con Harriet Andersson, Ingrid Thulin, Erland Josephson, Liv Ullmann, Kari Sylwan. Una scheda qui

«Rosa, Marie, Adolfine e Pauline furono le sorelle immolate al nazismo da Sigmund Freud. Le condannò per ignavia, trascuratezza, egoismo o per chissà quali segreti rancori familiari»
«tra loro si frappose un "qualcosa" che aveva molto a che vedere con la differenza di genere sessuale»
«Mussolini, grande ammiratore di Freud»
Repubblica 9.10.11
Goce Smilevski fa una finta autobiografia tratta da una storia rimossa
La protagonista è Adolfine che ripercorre la sua vicenda dal lager
Il destino segreto delle sorelle di Freud dimenticate a Vienna
di Leonetta Bentivoglio
qui

Enver Halil Hoxha (Argirocastro, 16 ottobre 1908 – Tirana, 11 aprile 1985). Governò l'Albania dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla sua morte nel 1985 come primo segretario del Partito del Lavoro d'Albania (partito comunista). Fu anche Primo ministro dell'Albania dal 1944 al 1954 e ministro degli Affari Esteri e della Difesa Popolare dal 1946 al 1953. Fu ininterrottamente membro del Politburo del Partito del Lavoro d'Albania, dalla fine della seconda guerra mondiale al 1985.
Una scheda qui
 

si ringrazia Francesco Troccoli


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« [...] una pulsione di annullamento nei riguardi della totalità dell’altro. L’uomo così accecato si riempie di odio e ucciderebbe [...] se non si realizzasse [...] un rapporto religioso con l’oggetto parziale circondato dal nulla che paralizza l’uomo [...] è il rapporto con dio, ovvero con l’alone nero che circonda l’oggetto parziale»
da Teoria della nascita e castrazione umana” di Massimo Fagioli, 1974

«staccare il pensiero dal corpo rassicura chi guarda perché così l’essere umano simile a se stesso può essere conosciuto perché determinato; ma il pensiero così staccato dal corpo diventa fatto strano... Togliere il pensiero all’organismo umano significa creare un non materiale senza organismo umano ... ciò che è proprio al pensiero religioso ovvero l’impossibilità di conoscenza viene fatto realtà e valore assoluto della specie umana»
da “La ragione che genera mostri genererà qualcosa di nuovo quando renderà libero ciò che non è se stessa” di Massimo Fagioli, 1999
UN ARTICOLO DI JAN ASSMANN SULLE ORIGINI DEL MONOTEISMO È DISPONIBILE SU QUESTA PAGINA
...SUL MONOTEISMO, LEGGI ANCHE QUI
CITATI:(SUL N. 36 DI LEFT)
il pensiero ebraico
«La mistica ebraica [è] incentrata sull’idea di un nulla nell’intimo di ogni essere»
Paolo Zellini, in “La mistica della fisica”, Repubblica 30.8.15, disponibile integralmente qui
Cfr anche altri "CITATI" qui di seguito.
Left 31-32, 15.8.15
Immagine non è figura del ricordo cosciente
di Massimo Fagioli
disponibile qui

Eugenio Scalfari, nel suo celebre articolo
comparso su Repubblica il 23 ottobre 2005 (disponibile integralmente qui):

«Ho sentito l'altra sera il nostro telepredicatore nazionale esaltare l'innocenza dei bambini, il loro candore, la loro innata bontà. L'età dell' oro insomma. Ma è falso. E' un falso luogo comune. Il bambino è certamente innocente, ha mangiato soltanto i frutti dell' albero della vita e non ancora quelli della conoscenza. Né sa che cosa sia il peccato. Ma la bontà dei bambini non esiste. La predominante necessità d'ogni bambino è quella di conquistare il suo territorio, attirare su di sé l'attenzione di tutti, vincere tutte le gare, appropriarsi di tutto ciò che desidera. Togliendolo agli altri. Vincendo sugli altri. Sottomettendo gli altri. Questo è l'istinto primordiale, innato, esclusivo. E spetta a chi li educa insegnare a contenere l'istinto primordiale, a rispettare gli altri, la roba degli altri e addirittura a condividere la propria con gli altri. Questa disponibilità non è affatto innata ma indotta. Dalla cultura, dall' insegnamento degli adulti. E infine, poiché quell' istinto primordiale ci accompagna fino alla morte, educare e al bisogno limitarlo, spetta alle leggi sulle quali si fonda la Città terrena. I cui fondatori e reggitori si imposero sugli altri con la violenza della scaltrezza o con quella della forza per acquistare il potere ed esercitarlo. Nessuno è stato ed è esente da questo peccato originario, fondato sull' unico diritto innato: la sopravvivenza dell' ente e il dispiegarsi della sua potenza».
Questo articolo di Eugenio Scalfari venne anche citato e commentato da Giulia Ingrao nel suo articolo dal titolo Amore amico della guerra? Luogo comune dai tempi di Platone e della Bibbia che apparve pochi giorni dopo su Liberazione, il 30 ottobre 2005, disponibile integralmente qui