COS'È VERAMENTE DIEM25?
È IN CORSO UNA DISCUSSIONE

È in corso una discussione che è iniziata in una dimensione privata attraverso la posta elettronica.
Non avendo avuto l'autorizzazione che avevo richiesto ai miei iniziali interlocutori a pubblicare i loro interventi, ho dovuto da principio limitarmi a pubblicare qui di seguito solo il mio, ho invitando però caldamente chiunque ne avesse voglia a non restare passivo ma a intervenire scrivendo quel che pensa - ovviamente qualsiasi cosa pensi, in accordo o in disaccordo con me che sia -  a segnalazioni.box@gmail.com
Gli interventi che sono giunti e che continuano a giungere o che giungeranno, sono e continueranno ad essere pubblicati qui di seguito.

GLI INTERVENTI CHE STANNO PERVENENDO SONO TUTTI DISPONIBILI QUI DI SEGUITO

«(...) Nel box che ho pubblicato a partire da giovedi 24 marzo su “Segnalazioni” - a proposito dell’evento di mercoledi 23 di Marsili e Varoufakis all’Aquario Romano -  ho riportato - cioè ho evidenziato, anziché celarle - solo informazioni verificabili e disponibili - basta volerle cercare! - per chiunque, senza peraltro questa volta esprimermi con giudizi tranchant e piuttosto coloriti come altre volte ho fatto.

Infatti fino a prova contraria non ho proprio nulla contro Varoufakis, e, diversamente da quanto accaduto con i vari pretonzoli che si sono affacciati sulla scena della sinistra in precedenza, confido nell’ipotesi - fin qui mi pare non smentita -  di sua una fondamentale laicità, il che è già tantissimo per me.
Quella è una qualità che in Italia come sai è merce rarissima.

Ho letto quel libro di Varoufakis che dici, ce l’ho sul mio Kindle, e di lui non ho letto solo quello. La sua impostazione esplicitamente marxista è anche molto più vicina alla mia che a quella di tanti altri nostri compagni, non mi dico di certo un economista ma la mia specializzazione accademica, pur dall’interno della facoltà di filosofia, è guardacaso in storia economica, e ho dunque qualche strumento anch’io per aggirarmi in quei paraggi.

Non ho mai avuto dunque niente fin qui contro l’impostazione di Varoufakis, se non forse un po’ per il modo con i quali ha gestito la sua rottura con Tsipras (senza peraltro cavarne poi davvero granché in patria in termini di consenso elettorale), contro il quale, almeno altrettanto, non ho davvero nulla e che secondo me sta coraggiosamente provando a gestire con pulizia una situazione in sè forse non gestibile. Assumendosi responsabilità e rischi che capisco sia comodo schivare ma che qualcuno deve pur assumersi.
Anche la situazione che si trovò ad affrontare Lenin, dopo la presa del potere era terribile. Qualcuno lo doveva pur fare, perché la gente intanto moriva. Spero che il tragico fallimento che Lenin trovò allora non abbia anticipato quello al quale anche Tsipras potrebbe andare incontro domani.

Di Varoufakis capisco anche le intenzioni, e so benissimo che in realtà lui è, e infatti spesso non ha alcun problema a dichiararlo, di sinistra. Del resto basterebbe appunto leggere quel che ha scritto: senz’altro è molto più marxista ortodosso di me.

Ma lo sento anche spesso dire che Diem25 non è «nè di destra nè di sinistra» e qui apprezzo molto meno: capisco che nel rivolgersi per esempio agli elettori spagnoli - che però almeno hanno portato una valanga di voti a Podemos e non solo - ritenga tatticamente opportuno per sè fare simili dichiarazioni per non alienarsi in partenza possibili ampli consensi e così crescere in forza e numeri, ma in verità questo tatticismo mi ricorda un po’ troppo il leninismo-stalinismo e i doppiafaccismo di togliattiana memoria. Che appunto poi - fortunatamente (ma probabilmente anche inevitabilmente) - fallì.

Una cosa simile, a pensarci, la fecero già appunto i comunisti stalinisti, quando il 9 settembre 1943 costruirono a Roma il Comitato di Liberazione Nazionale nell’Italia occupata dai Nazisti. Anche quello infatti non era «ne di destra né di sinistra». C’erano dentro cattolici, liberali, monarchici, persino qualcuno che poi negli anni Sessanta si rivelò essere un golpista filo-fascista come Edgardo Sogno, e capisco che potesse parere allora necessario a molti fare proprio così...
Solo, obietto: la situazione attuale dell’Europa pur certamente grave non credo si possa sic et simpliciter accostare a quella di allora.
Ma, soprattutto, obietto: siamo, io e te, molti di noi, davvero soddisfatti da quello che da quelle circostanze e da questo pensiero di una indispensabile unità d’azione fra forze in realtà sostanzialmente nemiche poi nacque e in seguito e fino ad adesso ci siamo ritrovati?
O non fu forse proprio lì che nacque, con il Concordato, per esempio, con la Nato, e potrei continuare a lungo a elencare, gran parte della nostra umiliante condizione attuale?
In Grecia non ci fu il CLN allora: i comunisti di Markos continuarono a combattere da soli contro gli inglesi dopo la resa nazista, poi furono sconfitti militarmente e dovettero arrendersi. Forse Varoufakis, siccome è figlio di questa storia diversa, proprio per questo ritiene percorribili strade da noi già - dolorosamente - attraversate?

Il suo insistere poi sul concetto di "democrazia"  - concetto questo, forse contraddittoriamente, quanto mai invece non leninista - mi piace anche meno. Sai anche tu che la "democrazia" nello stato presente delle cose è un concetto del tutto liberale, strettamente connesso con il liberismo in economia (non ne è che la facciata politica appena rimbellettata) dunque strumento utile (indispensabile nella contemporaneità occidentale avanzata) al dominio caratterizzato dallo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo: a questo mi pare si riferiva l’intervento lì di Andrea che ho molto apprezzato.
Lo sappiamo: può essere forse realmente democratica una società nella quale non è assolutamente previsto che il popolo possa mai decidere sulla proprietà delle grandi fortune e dei grandi mezzi di produzione? Forse che la proprietà privata e la diseguaglianza materiale (oggi ancora più di prima drammaticamente crescente) provengono dalla volontà di dio?
Bergoglio direbbe così...
È democratica, ad esempio, una società in cui, per dire,  il voto “democratico” di sessanta milioni di francesi può decidere di fatto della vita e della morte di milioni di africani che sulla loro sorte non vengono chiamati a votare affatto, se non per farsa, e il cui voto comunque non vale proprio nulla di fronte concretamente a quello dei francesi?

D’accordo, d’accordo, lasciamo stare, sarebbe troppo lunga. Democratica davvero in realtà sarà solo quella società globale nella quale il voto di ogni donna e di ogni uomo in ogni angolo della terra avrà il medesimo potere, esattamente la medesima forza. Meno non serve, ma è piuttosto di là da venire!
Forse bisognerà prima che la cultura che ha scoperto l’eguaglianza della nascita degli uomini e delle donne in ogni punto del pianeta, e che già agisce e si fa conoscere nella storia contemporanea, abbia fatto un proprio cammino, e non frettoloso. Con tanta «pazienza e ironia». Non credi?

Parlare di democrazia nello stato delle cose presenti per chi abbia occhi sgombri da uno sguardo concentrato solo sui propri particolari interessi e convenienze, personali o di gruppo,  come ancora tanti e quasi tutti, è proprio sempre in realtà parlare di una soi disant “democrazia" ma che funziona soltanto nell'interesse esclusivo di una più o meno ampia minoranza che, diventata poi maggioranza politica nel proprio contesto, è conseguentemente in condizioni di opprimere e continuare a sfruttare a proprio piacimento e molto concretamente grandi maggioranze dentro e fuori di lì.
E questo anche Varoufakis certamente lo sa.

O forse: saremmo, ciascuno di noi, disponibili a votare tutti - ma proprio tutti gli esseri umani sulla terra - a favore del principio per cui ognuno dovrebbe aver diritto a disporre della medesima quantità di proprietà e a consumare la stessa quantità di risorse? Come si fa tra amici per la cena. Non nascono forse tutti uguali gli esseri umani?
Ma di quanto poi gli elettori per esempio di Podemos vedrebbero allora ridotto il proprio stile di vita se oggi consumano normalmente. ciascuno di loro - e anche. magari comprensibilmente, si lamentano - e per star bassi, da cinque a dieci volte quello che consuma un africano? Quanti di loro, quando la prospettiva concreta fosse che con quel voto universale i loro consumi si ridurrebbero anche solo a un quinto di quelli attuali, continuerebbero a votare per chi avesse proposto loro una simile follia?

E tuttavia la realtà cambia solo passo dopo passo, e quindi al momento ho anch’io speranza che l’incontro di Varoufakis con, per dire, le masse spagnole, o greche, forse persino tedesche, masse che già si sono espresse elettoralmente ed organizzativamente e che sono aliene al papismo così tragicamente ordinario e consueto da noi, possa realizzarsi.

Ma in Italia?!? Varoufakis ha interesse a costruire una organizzazione europea, a quali masse può rivolgersi, a quale sinistra in Italia?
Perché? C’è forse una sinistra da noi, attualmente?
Per forza poi poveruomo da noi dà da organizzare tutta la sua kermesse a un signor Nessuno ccme questo povero Lorenzo Marsili .

Se non ti piace che si dica che è il suo fiduciario dimmi tu allora che parola devo usare, referente? rappresentante? portavoce?
Di fatto Varoufakis si è fidato di lui, se si presenta pubblicamente al suo fianco, e non con altri, e se poi non lo smentisce affatto - o almeno io non ho visto proprio alcuna smentita - quando questo  bel tomo, con bella parlantina dice: “Toni Negri è un grande intellettuale”, o che “né io né V. abbiamo pregiudizi nei confronti di Renzi”!
Un leader si riconosce forse soprattutto dalle persone che si tiene accanto: ho abbastanza esperienza politica militante per esserne davvero ben certo.

E poi, per piacere non dire poi che Negri “si infila”!
Non “si infilerebbe” di certo - come nessuno potrebbe farlo - se trovasse porte chiuse sbarrate e un rifiuto fermo e intransigente come  intransigente è il mio e il nostro!
Non è che “arriva” come dici tu: evidentemente è stato voluto lì. Il suo nome e quello degli altri suoi accoliti non sta in una lista da firmare o non firmare, così, a libera scelta, lasciata lì a disposizione su un tavolo e nella quale eventualmente, a piacere aggiungersi!
Dai! In una lista EUROPEA di solo una sessantina di MEMBRI di DIEM25 europeo, lui, cioè un pregiudicato per reati gravissimi,  c’è, e questo per chiunque abbia sale in zucca non può che significare che a DIEM25 e a Varoufakis questo sta bene: non saranno mica tutti tanto deficienti e distratti! E di Chomsky poi che vogliamo dire? Lasciamo stare?

È vero, potresti argomentare, che io nella mia vita ho un fatto anche personale con Toni Negri e non lo nego. L’ho anche raccontato pubblicamente...
Ma molte cose sono davvero cambiate in questi successivi quarantanni e son certo di quel che dico se dico che a questi personaggi e alla cultura di cui sono portatori, che è poi quella di Foucault eccetera, non è semplicemente per quello che è stata la mia vita e i pericoli e le sofferenze che posso aver affrontato singolarmente io che è davvero molto importante opporre un rifiuto intransigente ed immediato.
È davvero importante proprio per tutti.

Non ho poi tanto da dire di urgente alla fine su tutto il resto, sarei anche stato a guardare, questa volta. Ma né DIEM25 né Varoufakis e certamente non il signor Nessuno Marsili quel NO radicale l’hanno pronunciato. Neanche ipotizzato! Si considerano evidentemente membri alla pari della medesima istanza, li hanno accolti in un gruppo di scelti e pochi.
E fanno finta di non capire qual'è il problema, se per caso gli poni la questione della inquietante presenza di un delirante pregiudicato ex galeotto e responsabile morale di vere e proprie tragedie che hanno sconvolto le vite di numerose giovani donne e uomini conducendo qualcuno anche alla morte, come Toni Negri, nei loro ranghi!

Quando eventualmente lo dovessero fare, quando un NO come il nostro e il mio lo pronunciassero apertamente, ne potrò solo esser contento e potrò di nuovo guardare a loro con fiducia e speranza.
Fno ad allora, visto che è eviente che son stati proprio loro ad accettarli e volerli con sè, non potrò che continuare a considerarli simili a loro. E ne dovrò dunque diffidare.

Mi sento dire poi anche che, così facendo io rischierei di assumermi la responsabilità di contribuire mantenere  la nostra ricerca e la nostra cultura in un presunto "isolamento" che ci sarebbe: non ti stava bene quello, non ti stava bene questo: non ti sta bene proprio nessuno!
Ma io, scusate,  oltre a non aver mai detto né minimamente pensato che non si faccia benissimo e più che bene a presentarsi e ad intervenire con chiarezza d'idee (con chiarezza di idee e capacità netta di rifiuto, appunto) in qualsiasi occasione si possa offrire con la nostra teoria, e mentre sono riconoscente a chiunque lo faccia (mi sembra francamente di farlo anch'io con Segnalazioni, tutti i giorni, al mare ci vado poco...), questo isolamento che mi si dice ci sarebbe, però, proprio non riesco a vederlo! Anzi mi sembra che la nostra ricerca sia l'unica che in realtà c'è, e che avanza.
Non vedo isolamento né nel mondo della scienza, né in quello della cultura, né tantomeno e soprattutto nel mondo concreto e quotidiano delle donne e degli uomini. Su Segnalazioni campeggia ancora Montreal, tanto per dire.
Non sarà per caso che questo “isolamento” lo vedono e lo temono soltanto quelli che con il proprio sguardo piuttosto corto riescono a vedere solo i propri più prossimi e ristretti ambienti soffocanti dell’Accademia e della politica politicante e professionale, mondi diversi ma piuttosto contigui tra di loro, e, per propria stessa natura, in realtà i più conservatori di tutti?

E alla fine, alla fine, ad esser sinceri, non sembra anche a te che nel loro manifesto almeno una volta, giusto una volta sola la maledetta e pericolosissima parola “sinistra” la potevano pur mettere?

Un franco abbraccio e buon lavoro»

Roma 25 marzo 2016

Fulvio Iannaco



«Che altro aggiungere a quanto detto da Iannaco? Che sono d’accordo, ma forse, in quanto donna, posso testimoniare la NAUSEA che tutti i Toni Negri mi suscitano e la totale repulsione che mi provocano.
Perché mai un vecchio rudere del passato, vecchio ma ancora violentissimo, deve essere presente e firmatario di un movimento che aspira a presentarsi come nuovo? C’è di che farsi cadere le braccia! ...
Meno male che la nostra è tutta un’altra bellissima storia!
Con affetto Fulvio»

Silvia Scialanca



«Mi sembra una bellissima idea questa condivisione!!
Un grazie a Fulvio per questa sua ennesima generositá....
Spero di leggere anche le altre opinioni... »

Gloria Gabrielli  




«Sono un giovane uomo, o almeno mi dico tale...forse mi dico tale, perchè la mia schiena non è dritta come quella di Fulvio. E una certa sinistra mi confonde. Mi confondono gli editoriali che parlano un linguaggio per bene, un linguaggio di cui perdi sempre il filo. Mi confondono le battaglie in cui la voce si confonde con altre voci metalliche, o sgraziate. Mi confonde vedere il rosso che sparisce dalle pagine, stinto da idee di modernità e professionalità.
Sono confuso? Evidentemente... poi leggo Segnalazioni e tiro un sospiro di sollievo.

C'è una sinistra, casinista, impotente, violenta, fatua, che continuamente, come Tony Negri cerca continuamente di infilarsi dalla porta di dietro, quando l'hai cacciata dalla porta davanti. Si nasconde, si camuffa, ma è ben riconoscibile, e per come la vedo io, ci sono porte, come la fiaba di Barbablù, le cui chiavi non vanno lasciate a certe mani, o il cui uscio non va lasciato socchiuso.

Anch'io tifo per il duro, concreto marxista, nella sua battaglia contro Bruxelles. Ma la  porta della mia soffitta è ben serrata. O i miei fragili anticorpi se ne scapperebbero».
 

Luca Sanfilippo



«Quando è stato pubblicato il documento fondativo del DM25 l’ho letto. Mi sembrava interessante questa iniziativa che nasceva da Varufakis. L’ho riletto e sono rimasto sconcertato. Non ho capito cosa vogliono fare, come e su quali basi.

Poi vedo che questa iniziativa ha richiamato una platea di movimenti, di uomini e donne impegnate in diverse iniziative, attivi a difendere e proporre un’idea di bene comune. Penso che in questa platea ci possa essere chi è sensibile a quanto, con notevole efficacia e sintesi, Andrea Ventura e Matteo Fago hanno presentato.

Però scopro che di questa iniziativa fa parte Tony Negri, intellettuale noto in tutta Europa, il quale (mi assumo tutta la responsabilità) è una persona che è meglio evitare. Se lo conosci lo eviti.

Perciò le domande che mi sono posto sono:

- DIEM25 può essere il nucleo intorno al quale può nascere un movimento di sinistra Europea?

Leggendo i propositi presentati nel programma non credo proprio.

- I momenti di incontro con altre forze e movimenti che DIEM25 propone e proporrà possono essere occasione per dire e seminare la teoria della nascita?

Forse si. Io le sfrutterei valutando volta per volta le occasione e le opportunità, ma tenendo gli occhi non solo bene aperti ma spalancati.

Non vorrei fare Civati 2.0».

Pietro Sabatelli 

 



«Intanto grazie a Fulvio per questa possibilità di discussione pubblica. Premesso che gli interventi di Ventura e di Fago mi sono piaciuti molto per il contenuto, la chiarezza e la generosità (l’idea di Matteo di costituire una rete di informazione di giornali di sinistra, indipendente Europea, se ho capito bene, mi sembra insieme geniale e fattibile comunque al di là di ogni cartello), altrettanto non posso dire di altri interventi e di quello di Varoufakis in particolare… non ho colto i contenuti del suo dire. Mi sembrava un discorso molto fumoso e rivolto solo ad aspetti “organizzativi”. Di cosa si parla? Già leggendo il documento Diem25 appena uscito mi ero molto.. arrabbiata… si può dire? Scritto in un linguaggio misto tra la fine 800 e lo stile volantino anni 70 collettivi studenteschi e “autonomia”  diceva si che bisogna democratizzare l’Europa, ma di contenuti articolati, motivati ecc non ne ho trovato traccia.  Mi sono detta: ma possibile che uno come Varoufakis che è stato Ministro economico, una testa pensante nel suo campo (così è almeno l’immagine che me ne ero fatta) non mette insieme 4-5 persone che sappiano comunicare efficacemente le idee che animano questo movimento? O anche fosse solo la proposta di un movimento? Non sappia dire o proporre come fare, con quali misure? Oltre a un linguaggio allusivo (carpe diem? Ma questo non serve proprio politicamente!) e confusivo non si vedono i contenuti, anche ideali. L’ho sentito un insulto alla intelligenza di gente che è di sinistra e che lavora e resiste tutti i giorni.
Poi ho visto, grazie a Segnalazioni, che dentro ci sta pure un certo personaggio che non brilla per onestà e pulizia (magari nemmeno per intelligenza!) e allora forse ho capito qualcosa di più.
Ho fatto anche io un po’ di attività politica in un lontano passato.. certa gente non mi piace e non mi fido.

Siamo nel 2016… con un’altra storia alle spalle e davanti. Ciao

Irene Calesini  



Caro Fulvio,

Ti ringrazio dell'inziativa anche se un po' mi sorprende visto che per me Segnalazioni era un sito di informazioni. Però ben venga la possibilità di dire la mia.

Il tutto è nato dal fatto che Toni Negri ha firmato il manifesto dei Diem25. Ovviamente sono andata a controllare subito. In effetti è uno dei 17000 che ha aderito al manifesto. Poi ho visto il video che hai messo che mi ha molto interessata in quanto si vede chi è lui, e che non propone niente. Però ciò che non è chiaro dal tuo blog è che è un video di luglio 2015 girato da European Alternatives, che non è Diem25, e che precede la fondazione del movimento di Varoufakis.

Devo ammettere che di movimenti m'intendo poco. Ma quello che è chiaro è che non si tratta di un partito. Le logiche sono complemente diverse. Quanto a cosa è Diem25, lo stesso Diem dice che dipenderà dal successo dell'iniziativa e da quello che la gente, quindi anche noi se volessimo partecipare, deciderà di fare. Tutto è nuovo per me come lo è per chi ha sempre fatto parte di partiti politici.

Per ultimo volevo dire che mi è piaciuto l'intervento di Matteo Fago in quanto propone una cosa che nessuno altro fa e che potrebbe permettere uno scambio di idee al livello europeo e mondiale (quindi con gente super valida come Corbyn, Sanders, ecc.  oltre che quelli che erano lí il pomeriggio). Uno scambio di idee non è poco, e per me è questo il valore aggiunto della partecipazione a questi eventi.

Per European Alternatives che ha ospitato l'evento e fatta l'intervista a Negri, il loro ruolo è stato di facilitare l'incontro. Come è chiaro dal loro statuto (disponibile online), è questo quello che vogliono fare. Comunque come dice Varoufakis in una intervista a Repubblica, è una 'working relationship' dunque nessun ruolo ideologico/politico. L'intervista a Repubblica come il testo originale sono sul sito di Varoufakis. In seguito il link dell'intervista completa originale: https://varoufakis.files.wordpress.com/2016/03/repubblica-march-2016.pdf

Chiudo qui sottolineando che è troppo presto per chiudere le porte come anche per farsi illusioni.

Cari saluti

Florence Poulain



Grazie intanto per questa possibilità di confronto! E scusatemi se in parte quello che scrivo è già stato detto.
Varoufakis indubbiamente dice alcune cose bene. Varoufakis parla di solidarietà, di giustizia, di gentilezza. E questo è splendido. Varoufakis, ma non solo lui, anche Loach, Matias e altre belle persone, si stanno cominciando a mobilitare per incontrarsi, per mettere insieme le idee. E questo fa tornare un po' di speranza sul futuro dell'Europa.
Ma Varoufakis è anche quello che forse non è stato proprio pulito al momento della rottura con il governo Tsipras (come ha già scritto Fulvio), che forse ha fatto un po' troppo l'anima bella, per presentare poi alle elezioni successive una piccola lista, di dissenso, senza grande visione. E a me invece la faccia provata del premier greco dopo le trattative e i ricatti resta scolpita per la sua umanità. Varoufakis è quello che, almeno a parole, propone una nuova idea di Europa, ma ne parla non solo con persone coraggiose e nuove. Ne parla a Parigi in gennaio con Fassina, a Berlino in febbraio con Toni Negri, a Madrid con il partito della Sinistra Unitaria Europea (GUE/NGL) al gran completo (con tutte le sue contraddizioni, i suoi comunisti poco ex). E questo qualche dubbio legittimo lo fa venire.
Cos'è allora Diem25? Un qualcosa che si muove, per il quale vale la pena investire delle speranze e delle energie. Ma senza portare Varoufakis già in trionfo. Tra l'altro insieme a lui ce ne sono tanti altri, che forse dicono le cose anche meglio. Bisogna stare a sentire. I miti servono a poco. Lui è un buon economista, che dice alcune cose bene. In Diem25 ci sono persone che mi fanno ben sperare e alcuni vecchi inguardabili, dalla presenza ingombrante.
Un abbraccio,

Andreas Iacarella



Cari tutti,
intanto grazie anche da parte mia a Fulvio per questo spazio di confronto e per il suo intervento. Concordo con quanto detto nei contributi precedenti in merito alla figura di Varoufakis ed al documento  di Diem25  . Volevo solo aggiungere una mia memoria personale di quando, girando per OPG e carceri italiane, mi capitava di incontrare qualche vecchio ragazzo che pagava  conti molto salati per aver creduto a false fiabe avvelenate. Per non parlare di quanti si persero dietro
all’ eroina, svuotati e ingannati dagli stessi racconti letali.
Loro stavano in carcere e tanti altri erano morti. Qualcuno tra i  pifferai che quei veleni glieli aveva somministrati, viene ancora acclamato in una Europa a tutt’oggi quasi inesistente, come grande intellettuale. Così come ancora molti francesi, e non a caso visti i loro trascorsi di pensiero, ritengono che il terrorismo italiano sia stato un eroico fenomeno politico.
Qualche anno fa ho letto un libro dal titolo: Con un piede impigliato nella storia. Lo ha scritto Anna Negri, figlia di Toni, e mi è servito conoscere da lei la sua vicenda umana e quella tristissima del fratello.
Ora ci sono alle nostre spalle quarant’anni di una storia diversa. Qualcuno dice che è una storia d’amore…senza bugie.
Cordialmente

Maria Rosaria Bianchi



Ho apprezzato l'iniziativa di Fulvio di aprire un dibattito sul rapporto, non di oggi, che intecorre tra la nostra unica e originale ricerca 40ennale sulla realta' umana e la cosiddetta Politica un tempo di ben altro spessore e livello culturale rispetto a quella attuale degradata a 'affarismo' quando non a 'malaffare'.
Certo di non poter esser smentito affermo che oggi la Politica, smarrita volutamente la distinzione tra destra e sinistra, è asservita non solo alle fameliche lobby finanziarie dirette, in Europa, dal pilota automatico di Bruxelles, il gesuita Mario Draghi, ma genuflessa totalmente al pensiero religioso: oggi assai piu' di ieri, con la salita al trono del Papa nero, il gesuita argentino Papa Francesco che nulla ha fatto sulla disumana carneficina dei desaparecidos.
Tale drammatico fenomeno politico di letterale subordinazione al Papa gesuita che con l'accordo tra i tre monoteismi partecipa alla costruzione, progettata dalle lobby finanziarie, a un Nuovo Ordine Mondiale, riguarda anche quel che resta nominalmente di sinistra: una corsa sfrenata a far del Papa francescano il punto di riferimento ideale.
In passato e mi riferisco agli anni d'oro della sinistra - quella del 'riformismo rivoluzionario' ideato da uomini di cultura laica come Riccardo Lombardi, Vittorio Foa, Bruno Trentin, Pietro Ingrao, Lelio Basso che puntava, senza rinnegare la lezione di Antonio Gramsci, che aveva ben studiato e analizzato ruolo e funzione della Compagnia di Gesù, e di un certo azionismo profondamente laico, a una alternativa alla Dc - l'asservimento al pensiero religioso era assai meno marcato e sfacciato di oggi.
L'autunno caldo, le riforme di struttura come la nazionalizzazione dell'energia elettrica, la scuola dell'obbligo, l'ospedalizzazione gratuita, lo statuto dei diritti dei lavoratori, aprirono la strada alla straordinaria epocale vittoria al referendum - poco gradito dalla parte maggioritaria del Bottegone berlingueriano, sul divorzio e sull'aborto, cui diedero un grandissimo e decisivo contributo i radicali e singoli cattolici.
Oggi, insomma, c'è un'inconciliabità ancora più marcata tra questa Politica faccendiera e dedita solo al potere e alla carriera, e la teoria della nascita che pretende e richiede un forte e chiaro pensiero laico se non ateo.
Domanda: chi tra i politici nostrani di sinistra, più o meno berligueriani e togliattiani per indole e formazione, ha manifestato dubbi o perplessità sull'invadenza continua del gesuitismo e dei suoi assunti sui quali ognuno dovrebbe modellare la propria vita anche nel privato? E chi tra i politici europei, Varoufakis compreso, Tsipras piu' furbo si è subito uniformato, ha avuto il coraggio di rivendicare la laicità delle istituzioni?
Forse qualche timido, ma proprio timido accenno lo si puo' trovare in Francia, non certamente in Hollande o in Inghilterra, in Corbyn o in Spagna, in Sanchez e in Portogallo, in Costa: per il resto vige la consegna dell'assoluto silenzio, tranne che nella lontanissima Cina bersaglio non a caso dei cosiddetti potenti del mondo.
Nonostante questo quadro che potrebbe indurre al pessimismo vedo che usando altri tasti, come la psichiatria e la psicoterapia, non c'è alcun 'isolamento', anzi fioccano grandi riconoscimenti in Canada e negli Usa, in Giappone, Australia e Austria, per non dire della Germania nel 1999.

Piu' e meglio della Politica che va sempre monitorata, tenuta sotto osservazione - e bene ha fatto Fulvio a puntare i riflettori sulla presenza, non casuale di Toni Negri - al rassemblement stile '68  dei movimenti alla convention romana di Diem25 - possono altre strade come la cultura - vedi il Corriere della Sera su Martin Heidegger - la filosofia, la storia, la neonatologia, la biologia, la fisica e la sociologia: come e perchè possa accadere un efferato delitto tanto "per vedere l'effetto che fa" come quello di Luca Varani. Tutti campi dove Left ha le adeguate credenziali per eccellere rispetto ai patinati omologati normalizzati media nostrani.

Carlo Patrignani



Buongiorno, nel ringraziare di questa possibilità dialettica vorrei provare ad esprimere una mia personale opinione sul tema Diem25 nonostante la mia inesperienza politica. Sono giovane, 30 anni, per cui non ho vissuto direttamente la stagione sessantottina con quanto di culturalmente aberrante ruotava intorno a quel movimento. Posso dire aberrante alla luce dei pochi studi fin qui effettuati e delle recenti uscite pubbliche che hanno rivelato il vero volto, vuoto e contraddittorio, di alcuni “leader” culturali di quel periodo (es. Toni Negri: “Oh, se solo papa Francesco fosse arrivato quando ero giovane! Di certo, non sarei mai uscito dalla Chiesa!
Se c’era Francesco ci risparmiavamo tutta ‘sta storia della lotta armata” e qui il sic! Che aggiungerei  sarebbe a censura di una bestemmia). La mia età, e l’esser cresciuto a Berlusconi e sinistra degli ultimi anni, cioè sempre Berlusconi, mi porta comunque sempre a guardare con un briciolo di speranza a qualsiasi proposizione che si dichiari alternativa, salvo poi essere, fin qui, sempre, o quasi sempre, deluso. E temo che anche Diem25 si stia rivelando l’ennesima delusione. Varoufakis dichiara innanzitutto di non essere un partito politico,e questo potrebbe non essere così male, salvo poi però comportarsi da partito politico quando dichiara di non essere né di destra né di sinistra e di rivolgersi a chiunque abbia nelle sue intenzioni una democratizzazione delle istituzioni europee. Cioè a me sembra un qualcosa del tipo partito della nazione, un verdini in maggioranza o più in generale il non volersi esporre per attirare più consenso politico possibile. Beh, questo è quello che fa un partito non un movimento rivoluzionario quale diem25 vorrebbe apparire. Un movimento rivoluzionario non scende a compromessi culturali ma cerca di imporre, possibilmente pacificamente, le sue convinzioni, possibilmente di SINISTRA; altrimenti è conformista e non rivoluzionario. Inoltre, questo non volersi dichiarare di sinistra taglia fuori dal progetto tutto quell’habitus culturale che il termine sinistra dovrebbe significare. Sinistra infatti credo sia solo una parola; non un distintivo che si può decidere di esporre o tenere nascosto nel taschino, ma un referente linguistico che racchiude una ben più ampia visione politica e antropologica; e questa cultura non può essere messa in discussione. Cioè per essere rivoluzionari non si può non prendere posizione. Non si può essere di sinistra per acquisizione (V. ha detto nell’incontro a Roma che diem25 non è di destra né di sinistra ma siccome la democrazia è un valore di sinistra allora anche diem25 lo è. A mio avviso è il contrario casomai, essere democratici è la conseguenza e non la causa dell’esser di sinistra). Last but not least essere rivoluzionari significa guardare al futuro e quindi trasformare e non semplicemente cooptare il passato (Toni Negri e Co.), ancor più se questo passato si è rivelato fallimentare. Ciò che quindi mi lascia scettico, pur sperando ancora di essere smentito, è il fatto che Varoufakis e il suo movimento si concentrino soprattutto sul rinnovamento procedurale della “democrazia” europea e considerano l’aspetto culturale solo uno strumento di legittimazione, quando invece dovrebbe essere questo e non quello a essere messo in primo piano. Cioè l’uomo sociale contrapposto all’homo oeconomicus, come ha ben detto Andrea Ventura. Se non avviene questo passaggio di priorità, a mio avviso, il movimento è destinato a fallire o al limite si può sperare solo in una vittoria di Pirro. Una conquista fu anche lo statuto dei lavoratori ma poi è bastato un Renzi qualsiasi per cancellare l’art. 18, a dimostrazione che i diritti, senza un rinnovamento radicale di pensiero, sono conquiste effimere. Anche quando l’ex ministro greco fa riferimento al new deal di Roosevelt e parla della divisione europea, si limita sempre e solo a un’analisi tecnica. Ma la divisione dell’Europa deriva solo da una costituzione e una politica economica errata? O il problema è prima di tutto, o perlomeno parimenti, culturale? In fondo, circa due secoli fa, quando nasceva la sinistra, contemporaneamente l’Europa era sferzata dal vento del nazionalismo e da fichtiani discorsi. Insomma l’Europa ha una lunga e peculiare storia e più filosofica che politica. Il discorso sarebbe ovviamente più complesso ma era giusto per dire che la divisione politica europea, così come la disuguaglianza, è la conseguenza di qualcosa di più complicato che va oltre il tecnicismo politico. Per questo spero che vengano colti i fondamentali stimoli proposti da Andrea Ventura (critica culturale), e di Matteo Fago (lotta e unione massmediatica se non erro) perché è l’unica possibilità che Diem25 ha di sviluppare una capacità xerotifica di fronte alla stomachevole omologazione culturale che il mondo politico, per il momento sordo allo stimolo che giunge da vere teorie rivoluzionarie, oggi propone. Per chiudere direi insomma che per il momento a Diem25 manca la luce. Speriamo che possa trovarla.

Luca Serratore



Quanto dici su Marsili e Negri è esatto. Molto meno esatte sono le affermazioni sulla democrazia, e su Varoufakis. Fino a quando si penserà che la vera democrazia è consumare e disporre di un ugual numero di risorse, e che la teoria di Fagioli è l’inizio di un processo storico che porterà al mitico comunismo, saremo molto al di fuori dalla realtà. La riduzione della disuguaglianza va studiata attentamente, a partire dalle vere cause delle disuguaglianze medesime. Di queste la concentrazione del capitale è solo una delle molte, ed è per giunta in forte regresso, perlomeno in Italia.

Giuseppe Vitaletti


Grazie di aver voluto contribuire a questa discussione, Giuseppe, ma forse potresti essere ancora più generoso, data la tua indubbia autorità in materia, nel rispondere alla domanda che viene subito subito successiva che a me infatti si è immediatamente  affacciata alla mente leggendoti - e che conoscendo i nostri lettori son certo verrà subito in mente a tanti. Qual’è allora la “vera democrazia” nel tuo pensiero, e quali sono ipotizzabili essere le ”vere cause della disuguaglianza stessa”?
Da quanto ci hai scritto finora mi sembra impossibile dedurlo. Se tu potessi…
Grazie davvero

Fulvio Iannaco


Non è in questione l’insufficienza di generosità, ma il tasso tecnico. Tuttavia anche Marx, come economista, era un tecnico. Ti rispondo dunque. Innanzitutto a partire dall’Unione Europea. L’Europa ci costringe a rispettare il Fiscal Compact, che si basa, per ora, sul pareggio di bilancio (che viene camuffato tecnicamente in un disavanzo prossimo al 3%), e poi, in avanzi di bilancio, fino al raggiungimento del 60% del rapporto Debito/Pil. Questa, pur votata, è un autentica fesseria, fonte di enorme disoccupazione. Altrove, il Giappone e la Cina hanno un rapporto Debito/Pil pari al 250%, e gli Stati Uniti, nonché l’Inghilterra, mostrano disavanzi pubblici assai elevati. Ciò quando, in Europa, da un lato: 1) c’è stato, in passato, quando dominava l’industria, un tasso di sviluppo molto alto; 2) c’è una popolazione stagnante; 3) c’è un tasso di servizi assai elevato, tutte cose per cui è strutturale un rapporto tra Investimenti netti e Pil assai basso. Dall’altro lato, sempre in Europa, i Risparmi netti sono elevati. La situazione Investimenti bassi, Risparmi elevati genera la necessità di un Deficit assai elevato. Solo con l’attuale politica, seguita da Draghi, di forte avanzo complessivo delle Bilance dei Pagamenti, in particolare della Bilancia tedesca (in Germania l’avanzo è pari all’8% del Pil), la situazione dell’occupazione tiene in qualche modo. Si tratta tuttavia di un gatto che si morde la coda, perché il nostro avanzo corrisponde necessariamente al deficit altrui, per cui quello che per noi è un bene (relativo), per gli altri (i paesi in deficit crescente) è un male.
Un deficit elevato, che è la politica economica necessaria, trova peraltro l’opposizione generale della stampa e dei politici attuali. D’altronde il deficit si coniuga con una politica dei tassi di interesse pressoché uguali a zero: strutturalmente e non solo nel breve periodo, come accade ora. Ciò esige un coordinamento internazionale, almeno al livello dei paesi del G20. Da quando mi sono reso conto di questa situazione (ormai da circa 6 anni), ho cominciato a descriverla.
Il controllo strutturale dei tassi esige un cambiamento altrettanto strutturale della politica fiscale. Occorre in  primo luogo una ritenuta sugli interessi, esercitata dalle imprese, che azzeri tendenzialmente gli importi di questi: ciò implica che la ritenuta cresca quando gli interessi crescono. Pure le tasse sulle imprese devono cambiare, attraverso una doppia aliquota: una bassa, sul 20%; una più alta, attorno al 40% in media, ma variabile in relazione diretta all’aliquota di prelievo sugli interessi. Per fare questo occorre che tutte le tasse ritornino a colpire dentro i confini nazionali,  e che siano proporzionali. La progressività sarebbe restaurabile attraverso i contributi sociali; attraverso l’aliquota pressoché esaustiva sugli interessi; attraverso l’aliquota più alta sui profitti aziendali; attraverso altre misure su cui qui non entro.
In Italia, la situazione è più grave sul fronte dell’occupazione, perché abbiamo un alto tasso di risparmi, per cui il tendenziale azzeramento del deficit pubblico in atto agisce sui consumi in misura maggiore che altrove. Viceversa, il contenimento dei profitti aziendali deve essere da noi minore, perché abbiamo la dominanza delle piccole imprese, ed ormai le grandi, pur temibili, sono ridotte al minimo.
Avrei molte altre cose da dire, ma le affermazioni di sopra possono essere sufficienti. Ho scritto ovviamente su queste questioni: 5 articoli sulla Rivista di Diritto Finanziario e Scienza delle Finanze, a partire dal 2010; un libro, nel 2014, che all’incirca dieci persone dei seminari conoscono; un articolo sul n.1 2016 di Mondoperaio, che tra poco sarà liberamente scaricabile da Internet. Da circa trenta anni ho cominciato a vedere che la situazione sta drasticamente mutando verso il peggio.
Quanto alla democrazia, è presto detto. In Italia, che è la situazione che conosco di più (ma altrove le cose potrebbero essere peggiori), esiste una concentrazione assoluta della stampa. Di questa l’emblema è il recente accordo tra “la Repubblica” e la “Stampa”, che è nefasto, in quanto impedisce la circolazione di questi discorsi, e di molti altri ancora, di segno diverso (la politica estera, e, si può perlomeno sospettare, le teorie di Massimo Fagioli). E’ sperabile che il popolo, che è comunque al 90% al di fuori di questi discorsi, li agganci, soprattutto per costrizione (politica estera contro gli arabi, contro il Brasile, e contro la Russia, fortemente osteggiata in base a recenti sondaggi; le pesanti conseguenze occupazionali giovanili, che produrranno danni più evidenti man mano che i genitori pensionati scompaiono; la situazione fiscale, che è salvata per ora dalla grande evasione, e vede il protagonismo nefasto di Equitalia; le grandi e crescenti sofferenze psichiche, cui si risponde con “teorizzazioni” alla Recalcati). Per questo occorre un partito in grado di puntare, tra il breve ed il medio termine, al 60/70% della popolazione.

Giuseppe Vitaletti



Caro Fulvio, una riflessione e un piccolo ricordo storico per contribuire al dibattito che hai aperto. Sono certa che niente di nuovo possa venire a Varoufakis e alla sinistra, nella quale vorremmo essere certi che il suo movimento si collochi, dal vecchio pseudo-pensiero cattolico e misogino di Toni Negri, se non il rifiuto categorico in nome di un pensiero nuovo che identifica nell’uguaglianza naturale per nascita, e non solo giuridica, tra uomo e donna il fondamento irrinunciabile di qualsiasi politica laica e non razzista.
 A Toni Negri, come me cresciuto nella Padova in cui i gesuiti dell’Antonianum esercitavano un controllo capillare sulla formazione dei giovani (a cui io, a differenza di lui, mi sono decisamente e consapevolmente sottratta)… a Toni Negri, cattivo maestro del Sessantotto, che ha trovato in Marco Assennato un giovane sodale nella sua incallita proposizione del magistero del falso ateo e misogino Baruch Spinoza, vorrei riproporre un mio vecchio ma ancor valido contributo al dibattito sul tema, pubblicato con quelli di Fulvio Iannaco, Livia Profeti e Andrea Ventura, su “Liberazione” il 22.2.08:


Dibattito. Donne, 2500 anni di negazione
Caro Sansonetti, Marco Assennato scrive che Spinoza non è indifferente alle cose del mondo, ma ritiene che non ci sia molto da scrivere sulla sua del tutto "marginale e insignificante " affermazione della inferorità delle donne: «Se dovessimo cancellare per intero... gli autori che hanno utilizzato frasi del genere, temo dovremmo disfarci di tanta parte dei nostri maestri». No, penso che sia ora di ristudiare – ma per intero! – filosofi che da 2500 anni hanno fondato il loro pensiero sulla negazione della metà degli esseri umani. Di cercare di liberare la cultura di sinistra da tante confusioni, come coraggiosamente fanno Fulvio Iannaco e Livia Profeti. A partire da Platone, che considera l'eros tra uomo e donna inferiore al legame pederastico tra maestro e allievo, e Aristotele, che pone le donne, assieme agli schiavi, a metà tra animale e uomo. Per passare ai padri della chiesa, che da Paolo di Tarso in poi hanno imprigionato le donne entro il mortale schema della vergine madre o della puttana. Millenni di ininterrotta trasmissione del sapere per via maschile: le donne ne sono state escluse non per ragioni marginali, è ora di ribellarsi alla violenza di questa cultura. Il riconoscimento dell'uguaglianza e dell'identità del diverso è il fondamento della critica di ogni razzismo, di ogni nazismo: come donna considero niente affatto marginale, ma una rara perla la frase di Marx ricordata da Andrea Ventura nella lettera del 12 febbraio.

Noemi Ghetti
Roma, 30 marzo 2016



un piccolo contributo "di pancia"...
.... Toni Negri parla di desiderio come Recalcati. E fa lo stesso effetto.
Tanto basta per me, senza voler ipotecare tutti i possibili sviluppi di un movimento ancora da farsi.
Grazie del confronto!

Silvia Luminati



Naturalmente condivido l’indignazione di Fulvio per la presenza di Toni Negri  nelle file di Varoufakis. Una “svista” o un errore del genere sicuramente è rivelatore di qualcosa di profondo che non funziona. Non so se basti rimuovere Negri per risolvere il problema anche perché altrimenti   gli  si attribuisce un potere che di fatto non credo neppure che abbia. Concordo quando Iannaco dice  <<(…) mi sembra che la nostra ricerca sia l'unica che in realtà c'è, e che avanza.
Non vedo isolamento né nel mondo della scienza, né in quello della cultura, né tantomeno e soprattutto nel mondo concreto e quotidiano delle donne e degli uomini. >> Sottoscrivo queste parole e le sottolineo.
Però mi chiedo perché questa ricerca non avanza più di quanto faccia dato il significato storico e scientifico che ha avuto e che a maggior ragione oggi ha. Il problema non  si colloca solo all’esterno ma anche all’interno del nostro movimento.
Scrive Vitaletti <<(…)Fino a quando si penserà che la vera democrazia è consumare e disporre di un ugual numero di risorse, e che la teoria di Fagioli è l’inizio di un processo storico che porterà al mitico comunismo, saremo molto al di fuori dalla realtà. La riduzione della disuguaglianza va studiata attentamente, a partire dalle vere cause delle disuguaglianze medesime. >>
Dove porta quindi la teoria di Fagioli? Questa è una domanda centrale e molto intrigante. Forse non è sufficiente solo enunciarla. Personalmente con il convegno che abbiamo organizzato a Siena  per il 23 Aprile con Andrea Masini e Federico Tulli abbiamo cercato di abbozzare qualche risposta e approfondire, coi nostri mezzi,  il tema dei diritti umani   che  è centrale nella politica attuale  e quindi anche quello dell’uguaglianza. Certo noi come psichiatri non ci trasformiamo ipso facto in politici e manteniamo il nostro linguaggio e la nostra metodologia. Ritengo però che la teoria di Fagioli abbia dato inizio a un processo storico che io ho seguito fin dall’inizio e integralmente.  Proprio perché questo processo storico non si è arrestato cioè è stato un processo storico reale  molte  risposte per me sono arrivate  e da direzioni che inizialmente non avrei neppure immaginato. Ritengo che ciò possa accadere ancora.
un saluto a tutti

Domenico Fargnoli



Toni Negri, la Santanchè ed il “68”.
Esordisco con queste due parole perché ho provato lo stesso senso di rifiuto per entrambi quando  appaiono sullo schermo di tv o di pc. Credo tuttavia non ci si possa fermare ad una sensazione al contempo profonda ed epidermica. Qualcosa occorre pur dire per approfondire pensieri e ricordi. Per la Santanchè in verità non ho particolare interesse e mi tocca in maniera del tutto superficiale. Mi limito a constatare che ha un pensiero reazionario, razionale, lucido, da imprenditrice del Nord piena di soldi, che si sente superiore agli altri ecc., troppo rozza perché qualcuna le creda senza essere da lei stipendiato o senza ricevere da lei qualche vantaggio materiale. In fondo la S. vuole solo fare soldi , sa di non valere molto e si fa vedere. Con Toni Negri la storia è diversa. Per motivi anagrafici ho vissuto in pieno il “68”, avevo venti anni e come tutti i giovani aspiravo a vivere in un mondo migliore.  Eravamo un gruppo di giovani studenti di varie facoltà, qualche artista, qualcuno lavorava. A vent’anni è difficile distinguere un amico da un fratello, perché gli affetti sono così profondi ed assoluti che non ti danno scelta. Iniziammo con grandi manifestazioni di massa, assemblee oceaniche, discussioni senza fine. Poi la storia si intorbidì, il linguaggio divenne via via sempre più astratto, confuso, distaccato dalla realtà fino a diventare profondamente violento ed anche intimidatorio nei confronti di chi si permetteva di replicare. I vari leaders si dimostravano più arroganti e violenti dei padri veri. Un anno dopo  quel gruppo di giovani che frequentavo, ciascuno a modo suo originale ed  un po’ anticonformista, aveva subito una regressione, che ancora oggi, a distanza di tanti anni, mi turba profondamente. Uno coinvolto in un crimine politico, era fuggito all’estero, sparito per la società e gli amici, un altro lacero vagava per la Stazione Termini, altri vittime della droga non distinguevano le porte dalle finestre, un altro considerato dagli stessi professori un genio, per un rifiuto ideologico e mal fatto, aveva scelto un impiego mediocre che non corrispondeva in nulla alle sue reali possibilità. Mi sono salvato (spero) perché stetti malissimo per  una donna che amavo disperatamente,  ma che al contempo mi fece capire che il cardine della vita era il rapporto uomo-donna e non la politica o altro. Ricordo uno per uno, senza citarli, (non lo meritano proprio), i vari leaderini, burattini nelle mani dei “cattivi maestri”, Sofri e lo stesso Toni Negri. Ora lo rivedo e vecchio, mi sembra una mummia egizia. Ma le mummie con il loro silenzio mi parlano in qualche modo di una storia, di una specificità umana che seppellisce in morti, credendo in un delirio inconsapevole che esista un al di là. Toni Negri parla e le sue parole non hanno né senso né suono, sono solo un pensiero lucido, che vuole accecare e distruggere di nuovo le speranze di intere generazioni di giovani. Pensiero tanto lucido quanto stupido, perché fa finta di  ignorare che da anni c’è ed è ben viva una teoria che dice a chiare note che gli esseri umani hanno il diritto di perseguire e realizzare la loro propria identità umana e sociale senza la distruzione di quella degli altri.
Un caro saluto

Maurizio Maturi